Domenica 16 aprile ci troviamo a Morterone (LC), comune considerato il più piccolo d’Italia (non per grandezza, ma per numero di abitanti – secondo l’ultimo censimento a quota 31). Il parcheggio è proprio di fronte ad una piazzola di atterraggio per elicotteri. E questo ci dà una discreta tranquillità, per noi trekkisti della domenica un piano B che ci porti diretto ad un polmone d’acciaio non è roba da poco.
Iniziamo il nostro percorso scendendo verso il centro del paese da cui partono le indicazioni per il “Sentiero dei Grandi Alberi”. Per la prima parte il percorso si snoda in piano o, al massimo, in leggerissima salita. Sarebbe bello continuasse così fino in cima, ma si tratta solo di una pia illusione. Ligabue ce l’ha confermato con anni di anticipo: “Il meglio deve ancora venire”.
Dopo circa quaranta minuti di cammino fattibilissimo, prendiamo la deviazione per Fasnida Bassa e in 5 minuti in lieve discesa (altrimenti a rigor di logica si chiamerebbe Fasnida Alta) arriviamo in prossimità di un gruppo di sparute casupole in pietra. Il paesino è suggestivo e il panorama ancora di più. Qualche minuto per far rifocillare i cani e torniamo sui nostri passi. Prossima meta: Costa del Palio.
Fasnida Bassa.
La salita comincia a farsi impegnativa, in qualche modo i 300 metri di dislivello previsti vanno coperti e noi lo facciamo con estrema nonchalance. Tradotto: imprechiamo ad ogni passo in quindici lingue diverse e malediciamo chi ce l’ha fatto fare, quindi, in ultima analisi, noi stessi. E mentre noi stiamo espiando le colpe delle tre vite precedenti arrancando sulla salita, i cani fanno avanti e indietro come se nulla fosse, interagendo tra loro e saltellando come stambecchi tra gli alberi.
Arriviamo a Costa del Palio e la vista, da lassù, è assolutamente impareggiabile, complice anche la giornata limpida che ci regala scorci meravigliosi. Ma visto che ci piace soffrire, decidiamo di salire ancora più su, percorrendo il crinale, fino ad arrivare ad un pianoro panoramico. Sono ormai le 13:00 e decidiamo di fermarci a mangiare. Solo dopo aver addentato il panino ci rendiamo conto che è stata una pessima idea: il vento è fortissimo ed essendo presenti due chihuahua nel gruppo, temiamo seriamente di ritrovarli a valle.
Zulema e Simba.
Mangiamo di corsa, facendo attenzione che i cani non ci rubino il cibo. La Lola quasi ci riesce, e obbliga quindi i suoi umani a mangiare in piedi.
Lola in contemplazione.
Nel frattempo Trillo, il vecchietto del gruppo, è avvolto in una coperta come fosse un burrito, la qual cosa lo indispone. Teme che la sua opera di seduzione delle cagnette del gruppo possa risultare compromessa da questa piccola debolezza.
Trillo e il suo sguardo da latin lover.
Il vento non ci dà tregua e quindi in fretta e furia rimettiamo tutto negli zaini e ci apprestiamo a scendere. Ritorniamo per qualche minuto sui nostri passi per poi prendere la strada che, piegando a sinistra, ci permetterà di concludere l’anello. La Milli, setter inglese esperta in fughe, decide che è un buon momento per darsi alla macchia, al grido di “Ci rivediamo a valleeeeeeeee!”. No panic. In pochi minuti è nuovamente riunita al branco.
Una menzione d’onore va a Nana, bovaro del bernese estremamente flemmatica, che decide di farsi un bagno all’interno di una fontana che incontriamo lungo il cammino. Questa è la versione ufficiale che ci vuole propinare. Voci di corridoio narrano tutt’altra storia. In realtà non si è resa conto che sotto lo strato di foglie ci fosse l’acqua ed è clamorosamente caduta facendo un bagno non preventivato.
Nana che fa la vaga dopo essere caduta in acqua.
In circa un’oretta dalla nostra partenza dalla cima, percorrendo un sentiero in leggera discesa arriviamo nuovamente alle macchine. Ed essendo appena passata la Pasqua, vuoi non mangiarti una fetta di colomba al limoncello? Dopo questa merenda fuori programma ci salutiamo, con la convinzione di aver appena percorso uno dei più bei sentieri in cui ci sia capitato di imbatterci.
Ma voi ora penserete: e i grandi alberi? Undici enormi faggi ultrasecolari ci hanno accompagnato lungo tutto il percorso, ben segnalati e raccontati attraverso cartelli descrittivi. Anche se non ce ne sarebbe stato bisogno: in un bosco relativamente giovane, questi faggi e i loro tronchi ti catturano a colpo d’occhio e sono incredibilmente suggestivi.
Uno degli undici faggi secolari presenti lungo il percorso.
Dislivello: 300m circa
Distanza totale: 7 km circa
Tipo di percorso: Anello
Altitudine minima: 1.085 m
Altitudine massima: 1.370 m
Difficoltà: Facile